Ecco perché bisogna ancora parlare di Smart Working
Le aziende si stanno trasformando in organizzazioni sempre più agili, flessibili, responsive. Adattano il proprio modello di business al cambiamento e si distinguono perché guidate da valori forti, veri. In queste organizzazioni le persone condividono obiettivi a tutti i livelli e possono esprimere la loro creatività e talento, avendo un alto grado di autonomia ed efficacia.
Queste organizzazioni sono fondate su un modo di lavorare e di collaborare diverso dal tradizionale approccio: lo Smart Working è il perno principale che garantisce una cultura organizzativa basata sulla fiducia, sulla responsabilizzazione, sul benessere delle persone.
Queste organizzazioni sono piccoli organismi viventi che si integrano nei loro ecosistemi e si evolvono in base ai cambiamenti sempre più frequenti del contesto. Queste organizzazioni sono fonte di ispirazione per tante aziende nascenti o che sono in fase di rinnovamento.
Queste organizzazioni sono note come teal-evolutionary secondo la teoria di Frederic Laloux, connected companies secondo Dave Gray, mentre Niels Pflaeging afferma che si contraddistinguono per avere strutture basate su un alto potenziale nella creazione di valore.
Ma queste organizzazioni esistono realmente o sono solo l’effetto dell’immaginazione di visionari e studiosi più intraprendenti?
In realtà, piuttosto che soffermarmi nel rispondere a questa domanda (si, esistono casi interessanti menzionati — ad esempio — dagli autori sopra indicati), vorrei porre l’attenzione sul percorso di avvicinamento a tali modelli. Non avviene in un giorno, in un mese, in un anno e neanche in tre anni.
Più è complessa la struttura di un’azienda (e lunga la storia), più articolato è il percorso di trasformazione organizzativa. Si parte dalle persone e dalla creazione delle condizioni ottimali per lavorare e collaborare. Si parte dallo Smart Working.
Alcune istruzioni per l’uso sono necessarie. Ti condivido 3 piccole lezioni che ho imparato negli ultimi anni nei progetti di Smart Working e change management in cui sono stato coinvolto.
“Right here. Right now”. No grazie.
Nella mia esperienza troppo spesso è capitato sentirmi dire: “Dobbiamo partire ora” “Non possiamo aspettare altro tempo, abbiamo già tutto programmato”, “Intanto iniziamo a fare così, poi si vedrà”.
Introdurre lo Smart Working è un percorso (journey) che richiede alcuni step preparativi necessari e — soprattutto — una comprensione del concetto e una condivisione della vision sul nuovo modo di lavorare a cui si vuole tendere nel tempo.
Stiamo andando a rivoluzionare oltre 60 anni di approcci lavorativi basati sul controllo, sul tempo e sul concetto di lavoro = ufficio. Si tratta di cambiamento, andiamoci piano! Inoltre, seguiamo un approccio lean e mostriamoci predisposti a “cambi di scena” non preventivati.
Business Innovation vs Organisational Transformation?
Introdurre lo Smart Working non è semplicemente avviare progetti formativi per abilitare le persone a lavorare da casa alcuni giorni al mese. Questo è sicuramente un aspetto importante di un quadro, però, molto più ampio che vede in gioco due dimensioni importanti: Business Innovation e Organisational Transformation.
Business Innovation è l’insieme di azioni che un’organizzazione compie per innovare nel proprio ecosistema (mercato, stakeholder, competitor, collaboratori). Organisational Transformation, invece, interessa l’evoluzione interna della stessa e il modo in cui viene progettata e gestita. Una non esclude l’altra. Lo Smart Working è un progetto strategico che nasce dalla duplice esigenza di innovare sul mercato e garantire benessere organizzativo.
People first.
Le persone prima di tutto. Ma non solo per il gusto di dirlo e lanciare uno slogan. Le persone, ripeto, vengono prima di tutto. Nelle organizzazioni di cui sopra, le persone sono il vero motore dell’evoluzione.
Rappresentano il futuro per due motivi: da una parte consentono la trasformazione attuale, dall’altra abilitano l’azienda a essere più attrattiva sul mercato e avvicinare talenti. Pertanto, il consiglio è quello di coinvolgerle sin da subito in questo percorso, mediante — ad esempio — un team di ambassador in grado di diffondere lo Smart Working in maniera convinta, coerente e matura. Non dimenticarti di supportare tutto con un solido piano di comunicazione interna. Più touchpoint sul cambiamento creiamo, più facilitiamo l’adozione di nuovi paradigmi di lavoro.
Troppo spesso si cerca un approccio standard o la best practice. Troppo spesso si richiedono risultati immediati. Troppo spesso non ci si cala nella fase di sperimentazione con la giusta mentalità da “sperimentatore”, ossia da colui che testa, corregge, verifica, ritesta, etc.
Ecco perché ha senso continuare a lavorare sulla diffusione del concetto Smart Working.
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Ho scritto altro sullo Smart Working. Puoi trovare qualcosa di interessante qui:
- Cos’è lo Smart Working? La definizione. Quella vera.
- Abbiamo 2 Smart Working, ma solo 1 serve al futuro della tua organizzazione
- I 7 principali errori dello Smart Working
- Smart Working Toolkit: come lanciare e gestire lo Smart Working con i canvas
- Oltre lo Smart Working. I sistemi operativi delle organizzazioni
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